L’esterno ha forme molto semplici: facciata a capanna, un piccolo rosone, un portalino in calcare bianco e un campaniletto a vela (posteriore al 1906, anno dell’incendio che colpì parte del paese).
L’ interno racconta la complessa storia di questa chiesa. Dell’originario edificio alto-medievale (IX sec. circa) rimangono tracce nel pavimento in pietre e nella parete di fondo, dove sono visibili resti dell’arco santo (un frammento della testa di Cristo nella calotta dell’abside). Di epoca romanica (seconda metà del 1200) è l’affresco della parete sud con la Madonna in trono e il Bambino, affiancata dai Santi Maurizio e Lorenzo primi titolari della chiesa; opera di ottima mano, è in stile romanico lineare.
La chiesa, ampliata intorno al 1480, è stata poi dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano protettori dalla peste. Poco dopo è stata affrescata sulla parete est da un ottimo pittore con le figure dei santi locali più venerati: Sebastiano e Fabiano, S. Leonardo sopra l’ arco santo, S. Margherita, S. Martino e S. Giorgio. Le altre pareti sono coperte su due registri da affreschi di poco posteriori, opera di un artista di qualità più modesta: i numerosi riquadri (ben 28) rappresentano un vero e proprio Vangelo figurato. Interrompe la narrazione l’ immagine, dipinta sulla finestra murata della parete nord, del cosiddetto “beato Simonino”. La chiesa ospita due importanti opere d’arte: un piccolo altare con S. Maurizio e soprattutto uno splendido altare a portelle (Flügelaltar), prodotto da una bottega alto-atesina intorno al 1520. Quest’ultimo, proveniente dalla chiesa vecchia del paese, è opera di uno scultore tedesco legato alla tradizione gotica: sue sono la parte alta dello scrigno con il bel fregio traforato a rameggi, le statue di di S. Agostino e S. Maddalena (patrona del paese) e le figure in rilievo dei Santi Fabiano e Sebastiano sulle portelle aperte. Ma la parte artisticamente più bella dell’altare è senza dubbio costituita dai dipinti sulle portelle chiuse: S. Giacomo e S. Antonio abate sono infatti opera di un artista più capace, ma soprattutto aggiornato al nuovo linguaggio artistico del ‘500; i due santi hanno figure solenni e voluminose nel loro porsi nello spazio, volti espressivi e sguardi di grande intensità. Nel fastigio ai tradizionali trafori gotici si sostituiscono splendidi intrecci di fronde e nastri, che con l’ombra proiettata sul fondo creano un effetto di profondità spaziale davvero già rinascimentale. La bellezza dei colori (come il rosso squillante dei nastri) e la finezza delle ombreggiature sono ben apprezzabili grazie al recente restauro (2011-2012).
In questa chiesa troverai il timbro da apporre sulla tua credenziale del pellegrino.
Per apertura rivolgersi al sig. Endrizzi Bruno al n. 0463 850056 (guida Anastasia).