La loro storia, o meglio, quella dell’Industria dei manici da frusta di Taio, è oggi racchiusa in un piccolo museo che alcuni volontari hanno voluto realizzare, quale scrigno della memoria per le nuove generazioni.
Le fruste, artigianato d’eccellenza a Taio
Da dove inizia quindi la storia dei “manici da frusta” di Taio?
A portare in Val di Non questa attività fu Simone Barbacovi, un abitante di Taio che si era trasferito a Salorno per lavoro nei primi anni dell’800.
Barbacovi, trovò lavoro a Salorno come operaio falegname e qui ebbe occasione di conoscere sia i manici da frusta, usati dai molti carrettieri che trasportavano merci sull’importante arteria commerciale Verona-Innsbruck, sia il “bagolaro”, pianta dalle caratteristiche particolari il cui tronco tagliato in più parti si lavorava con il vapore attorcigliandolo fino ad ottenere la frusta vera e propria.
A Salorno (provincai di Bolzano) Barbacovi ebbe modo di osservare da vicino le “fruste” e da buon “noneso”, intravvide subito una possibilità di lavoro e di guadagno.
Rientrato a Taio nel 1830 iniziò con alcuni amici la produzione e il commercio di queste “fruste” che ebbe una buona fortuna fino a inizio ‘900.
La produzione di manici da frusta assunse a Taio la caratteristica di una piccola industria già nell’ Ottocento. Nel 1868 vi erano quattro fabbriche: Giovanni Fuganti, Fratelli Zambiasi, Domenico Inama e Giorgio Chilovi.
Nel 1921 a Taio erano attive ben 21 aziende con 350 operai occupati e una produzione annua di 70.000 dozzine di fruste, merce che veniva venduta in tutta Europa, in grande quantità nell’impero Austroungarico ma anche oltreoceano, e pure in Sudafrica.
Una testimonianza molto singolare dell’importanza che rivestiva questo lavoro per la popolazione dell’epoca, la si può osservare nella chiesa parrocchiale San Vittore di Taio, alzando gli occhi per ammirare una grande vetrata raffigurante una bottega artigiana di frustai visitata dal Salvatore.
Rocco e Tullio, artigiani delle fruste
Ma veniamo ai protagonisti della nostra storia. Nel paese di Taio è attiva un’ultima bottega di frustai, quella dei fratelli Tamè: Rocco, nato nel 1934 e Tullio, classe ‘45.
Varcando l’uscio della bottega dei fratelli Tamè, gli ultimi artigiani delle fruste del paese di Taio, si vive la testimonianza tangibile di questa tradizione portata avanti con orgoglio e oggi destinata a un mercato di nicchia.
Tutto nel loro laboratorio evoca il fascino di una storia artigiana che fa parte della storia e dei ricordi di questo paese: gli attrezzi utilizzati per intagliare e modellare le fruste, il profumo del legno lavorato, ma soprattutto vedere Rocco e Tullio all’opera, senza l’ausilio della tecnologia, con quel sapiente e artistico utilizzo della manualità affinato nel tempo.
Agli inizi del Novecento l’industria dei manici da frusta era una delle poche possibilità lavorative nel paese di Taio. E così, anche la famiglia Tamè si cimentò nella lavorazione del bagolaro e nella realizzazione di queste opere artigianali. Una tradizione arrivata fino ai giorni nostri grazie a Rocco e Tullio, ultimi testimoni di un’epoca che sembra ormai così lontana.
Rocco e Tullio continuano nella loro opera, spinti soprattutto dalla grande passione per il loro lavoro. La loro bottega artigiana ogni tanto viene aperta alle visite degli studenti delle scuole o a gruppi organizzati dell’associazionismo locale.
Il Museo delle fruste a Taio in Valle di Non
E’ una bellissima storia, vero? Tanto bella che alcuni volontari di Taio hanno voluto dare vita ad un’associazione che si chiama “Taio Ieri per non dimenticare” e soprattutto al “Museo delle fruste”. Recentemente inaugurato e aperto al pubblico, il Museo è una fedele ricostruzione di un laboratorio per manici da frusta e un prezioso scrigno di ricordi.
Si trova a pochi passi dalla sorgente “Roza”, una sorgente perenne di notevole portata, che sgorga a valle del paese di Taio.
Visitando il Museo è possibile, grazie alla presenza di utensili ma anche attraverso contributi video, cartoline e fotografie, ripercorrere la storia della produzione dei manici da frusta e più in generale della vita di un tempo.
Attualmente il Museo è gestito dai volontari dell’associazione e si può visitare ogni primo lunedì del mese dalle 14.00 alle 18.00, senza necessità di prenotazione.